Potete buttarci fuori Murgia per un fallo “figlio” dello stesso Chiesa che lo ha reclamato, darci un rigore contro, negarcene un altro, allontanare Inzaghi…ma guardate; noi siamo ancora qua!

Questa partita non racconta della Lazio arrendevole a Salisburgo, racconta ben altro, racconta tutto.

Dopo l’espulsione di Murgia, vi dico come ho passato i primi 45 minuti di partita. Mio padre imbestialito, ha deciso di non continuare a vedere la gara sulla costosa Pay TV e come si faceva nei tempi indietro, ha optato per la radio. Ovviamente a volume sparato, per tutto il tempo dopo il 2-0, sentivo una voce credo fosse Oddi, ripetere come un mantra “Non la perdiamo”.

E la profezia si è avverata, nonostante la folle notte al Franchi.

Questa partita ha parlato di Luis Alberto che su punizione ci ha riportato alla mente il “tira la bomba Sinisa”, di Martin Caceres, del talento assoluto di Felipe Anderson che, non me ne voglia nessuno, signori miei è l’unico insostituibile. Ha parlato di una doppietta dello spagnolo, di una Lazio assai lontana da Salisburgo.

Ha raccontato di un obiettivo che non si molla mai, di una difesa fragile, ma di un attacco che vanta 79 reti ed è il primo in campionato.

Parla di quelli che non subiscono.

Parla di un cambio coraggioso del mister che ha visto l’entrata di Anderson a discapito della retroguardia per tentare il tutto per tutto.

È stata un luna Park, perché i meriti dobbiamo sicuramente riconoscerli alla Fiorentina nonostante i piccoli vantaggi arbitrali.

E rievoca alla mente un’altra notte: quella del San Paolo.

Negateci quello che volete, noi siamo lontani da Salisburgo. Fateci quello che volete, ma noi siamo ancora qui perché il nemico non s’accorge che chi è ferito poi risorge!

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